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Nel settembre del 1598la nuova Chiesa e l’annesso convento dei PP. Cappuccini di Caltagirone potevano dirsi, per quanto riguarda la parte muraria, quasi completi.
Di ciรฒ ci rende edotti un documento del nostro Archivio Comunale che ci informa della decisione del Consiglio dei Giurati della Cittร  nelle tornate dell’11 Settembre del predetto anno 1598.
Il documento che qui riporto nei punti piรน salienti, cosi si esprime:…”Avendo la Cittร  fatto a sue spese il Convento dei Padri Cappuccini, il quale รจ riuscito il piรน bello non solo di questa valle di Noto, ma del Regno, ed avendo noi donato onze 150 per la Fabbrica che รจ rimasta da fare nelle mura dell’orto, si รจ rilevato che detta somma non รจ sufficiente per completare tutte le mura, come pure per condurre l’acqua nell’orto e farsi il quadro di Nostra Signora D’Itria, sotto il quale nome รจ stata intitolata la detta Chiesa.
Pertanto sembra cosa conveniente che si stanziino altre onze 150per spenderle per le mura e per il condotto dell’acquae onze 80 per comprarsi il quadro in Roma, dove si penserร  di mandare il Padre Fra Francesco da Caltagirone, Cappuccino per farlo fare il piรน bello che potrร .
Sicchรจ il quadro della Madonna d’Odigitria eseguito per la Chiesadei Cappuccini, dal noto pittore Fiorentino, Filippo Paladino, nel 1604, non รจ altro che l’attuazione, a distanza di qualche tempo, del desiderio dei giurati della cittร , che avevano voluto che il dipinto fosse il piรน bello possibile.
Indubbiamente l’opera dovรจ, piรน che a Roma, essere eseguita in Sicilia, poiche’ proprio in quel tempo il Paladino operava nell’Isola, e non รจ improbabile che l’Artista , intorno al 1604, si trovasse proprio in Caltagirone.
Il dipinto della Chiesa dei Cappuccini porta invero la data del 1604, ma dello stesso Artista si hanno pure in Caltagirone due altri dipinti, rispettivamente datati 1603 e 1604 e raffigurantio S. Diego in ginocchio avanti al Crocifisso e la Pietร .
Il chรจ ci puรฒ indurre a ritenere che l’incarico di dipingere il quadro per la Chiesa dei Cappuccini potรจ essere affidato al Paladino nella stessa Cittร  di Caltagirone , dove in quel torno di tempo egli doveva lavorare, non risultando altre opere nell’Isola eseguite dall’Artista nello stesso periodo.
Il Quadro della Chiesa dei Cappuccini grandioso quanto pregevole ripete motivi comuni dell’arte del pittore fiorentino.
Sulla tela, in alto, intorno ad un suggestivo sfolgorio di luci e di ombre, fra nubi vaporose e trasparenti, che a guisa di grande aureola e come alone luminoso circondano il trono della Vergine con il Bambino, maestosamente assisa e sorretta in soglio dalle robuste spalle di due Monaci, si vede una corona di Angeli musici dalle tipiche forme allungate, che a coro suonano celestiali strumenti.
E in mezzo a questo stuolo di Angeli dal profilo greco, intenti a suonare arpe, liuti, cetre e quasi in atto a sciogliere la voce al canto, in un’atmosfera tutta movimento di luci e scintillio di candide vesti elegantemente fluenti, sembra di udire lontano gli infiniti e melodiosi motivi Angelici, che, soavemente portati dall’aure con mirabile armonia, accarezzano gli orecchi degli astanti.
Non mancano del pari nell’opera forza di concezione e vigorositร  di espressione, le quali sono sopratutto visibili nelle due maestose e dominanti figure di Apostoli, S. Giacomo e S. Bartolomeo, che occupano in basso i due lati del quadro.
Altra opera, che qui interessi mette in rilievo, รจ la custodia in legno dell’altare Maggiore della Chiesa, erroneamente ritenuta opera settecentesca, eseguita da qualche Frate Laico Cappuccino.
Ancora una volta รจ il nostro Archivio Comunaleche ci illumina in questo punto.
In data 13 Maggio 1608, “Maestro Giuseppe Lo Mastro “faber lignarius” Caltagironese si obbliga di eseguire per la Chiesa dei Cappuccini il Tabernacolo di Legno di noce secondo il disegno in mano di Don Michele Ingo, della stessa Cittร ”.
Oltre all’esecuzione dell’opera, secondo il predetto disegno, l’Artista si impegnava di fare due Angeli che tengono il piede della Coppa del SS. Sacramento.
Il Tabernacolo, completato nel Marzo 1609, fu pagato all’Artista onze 41.10.
A stimare l’opera furono chiamati i Maestri Vincenzo Baudanza, Giuseppe De Marchio, Onofrio Cutrona e Giandomenico Gagini.
Quest’ultimo era l’esperto eletto di comune accordo da entrambi le partie cioรจ dal commitente e dall’esecutore.L’intervento del Gagini nell’estima dell’opera ci convince dell’importanza artistica della stessa e nel contempo della capacitร  dell’intagliatore, che eseguรฌ l’opera a perfezione, creando un tipo di custodia, che fu molto imitato successivamente nei conventi dei cappuccini dell’Isola.
La Chiesa dei Cappuccini rimase quasi illesa nel luttuoso terremoto del 1693, anzi in questa Chiesa fu trasferito il Ferculo con la statua del Patrono S. Giacomo, che vi rimase per diverso tempo, mentre la popolazione superstite bivaccava in baracche di legno, costruite all’aperto nel piano antistante.
A ricordo di ciรฒ fu eretta un Edicola al Patrono, che pur oggi si vede a principio del piano medesimo.
Cosi la Chiesa dei Cappuccini, scampata dalla catastrofe, ha potuto conservarci le pregevolissime opere d’arte di cui fu arricchita nel 1600, fra cui occupano posti non secondari il quadro del Paladino e la bella Custodia in legno dell’Artista Caltagironese Giuseppe Lo Mastro.
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