Caltagirone sorge a 611 metri su un rilieo dei Monti Erei che dal centro della Sicilia si sviluppano verso sud-est, saldandosi proprio qui con gli iblei. La Città si estende sulle pendici a mezzogiorno di tale altura, avendo nel tempo inglobato la Collina di S. Giorgio a levante e poi quella adiacente di San Francesco d’Assisi a cui fu collegata nel XVI Sec. da un grandioso Ponte. Attualmente conta circa 39.000 abitanti ed è la seconda Città per territorio, dopo il Capoluogo, della provincia di Catania, da cui si dista 76 km. per la strada rotabile e 91 km per ferrovia.La sua origine antichissima è testimoniata da reperti e documenti numismatici ed artistici che la rivelano come una delle numerose Città Sicane, sicule o greco-sicule. Nel suo territorio si sono rinvenut
e monete greche e Sicule, oltre a ricco materiale ceramico e metallico che si trova presso il Museo Archeologico di Si Caltagirone. racusa, I Musei Civici e il Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone.Testimonianze monumentali della remota presenza umana nella zona, sotto le necropoli preistoriche della Rocca, della Montagna, del Salvatorello, della Pille, e le abitazioni Siculo-Greche di San Mauro, Altobrando, Piano Casazze ed altri.
Più rari reperti attestano la dominazione Romana, Bizantina e Saracena, dalla quale ultima, la Città fu temporaneamente liberatane 1030 dai Genovesi. Per riconoscenza i Calatini avrebbero adottato, nel petto dell’aquila del loro Stemma, che tiene tra gli artigli un osso di Gigante per significare l’antica origine, quello della grande Repubblica Marinara: lo Scudo Crociato rosso in campo Bianco, sostenuto da due Grifoni; dal canto loro i Genovesi innalzarono un Tempio al proprio patrono S. Giorgio in cima all’altura orientale della Città. Tornata sotto il dominio Mussulmano, Caltagirone fu definitivamente Liberata dal gran Conte Ruggero il Normanno all’alba del 25 luglio 1090, giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra il Martirio di S. Giacomo il Maggiore, al cui intervento soprannaturale il Conte attribuì la vittoria per averne invocato l’aiuto. Per questa ragione Caltagirone prescelse l’Apostolo a proprio Patrono, in sostituzione di San Nicola di Mira.
Dopo i Normanni, la Città subi la dominazione degli Svevi e poi degli Angioini che furono cacciati dall’Isola in seguito ai Vespri Siciliani. Ad essi partecipò attivamente con il Barone Gualtiero di Caltagirone, la cui azione per l’indipendenza Siciliana continuò accanita contro Pietro D’Aragona. Scoperto ed arrestato con altri congiurati, fu decapitato il 22 Maggio 1283 nel piano di San Giuliano , oggi Piazza Umberto. Le floride condizioni di Caltagirone nei secoli seguenti si9 rivelano alltaverso le visite illustri, le concessioni e i privileggi ottenuti. L’Infante Giacomo I d’Aragona la visitò per ben due volte, Federico III vinsi recò nel 1299; nel 1458, nel castello che sorgeva in cima alla collina maggiore, siincorono Re di SiciliaGiovanni di Castigliache, per gtratitudine per i soccorsi ricevuti nelle varie imprese da lui compiute, torno a dichiarare Caltagirone città demaniale. Anche Giovanni d’Aragona e ferdinando il Cattolico le concedettero e confermarono altri privilegi, tra cui quellon del mero e misto imperio.
Alla conquista di Tunisi, caltagirone partecipò con onore, nell’impresa della goletta ( 1535), mandando a Carlo V la Galea “San Giacomo” al comando del patrizio calatino Antonio Gravina. Nel 1542 un terremoto sconvolse buona parte della Città , ma fu quello dell’11 gennaio 1693 a produrre gravissimi danni all’abitato che ebbe distrutti molti edifici, chiese sontuose e magnifiche opere d’arte di cui si era adornata nei secoli precedenti.
La città tuttavia mantenne, in occasione della conbseguente ricostruzione, l’impianto tardo rinascimentale rappresentato dalla crux viarum costruita verticalmente dalla scala di santa maria del monte, dal corso principe amedeo di savoia, e orizzontalmente dalla vie di S. Giorgio e di S. Giacomo: nello stesso tempo rappresentazione e simbolo dello stemma araldico cittadino. L’enfatizzazione del sapiente gioco delle prospettive e degli affacci ampiamente utilizzato dagli architetti della ricostruzione, diede luogo all’attuale aspetto della città di monumentale e Suggestiva Scenografia.
Le emergenze più significative e rappresentative della ricostruzione sono: la Chiesa di S. Maria del Monte, al termine della Monumentale omonima Scala;La Chiesa di San Giacomo Apostolo, patrono della Città, una delle prime riedificate dopo il terremoto; la Chiesa di San Giuseppe, ai piedi della Scala di S. Maria del monte, ricostruita sul progetto di Rosario Gagliardi ; il vasto Complesso Conventuale dei Domenicani che, con la Chiesa di S. Domenico, crea uno spazio altamente scenografico contrapponendosi alla Chiresa del SS. Salvatore; la chiesa di S. Chiara anch’essa di Rosario Gagliardi; la Chiesa del Gesùe il Convento dei Gesuiti; la Gaginesca corte Capitaniale, realizzata tra il 1587 ed il 1601, raro esempio di architettura civile superstite alle distruzioni del terremoto del 1693; il Carcere borbonico, dell’architetto Siracusano natale Bonajuto, uno dei piu’ interessanti e preziosi esempi di tipologia Carceraria Settecentesca, oggi sede del museo Civico; il Monte delle Pestanze, anch’esso del Bonajuto; il Monastero di S. Stefano e la Chiesa annessa con le finte vetrate di maiolica; il Convento e la Chiesa di San francesco D’Assisi, ( oggi Sede Vescovile), collegati alla Città dal grandioso Ponte Seicentesco, che incornicia il Barocco palazzo dei Principi di S. Elia; il Tondo Vecchio, dell’Architetto francesco Battaglia; il Teatrino, elegante e scenografico belvedere sulla Città, costruito nel 1792 dall’ architetto Natale Bonajuto, attuale ingresso del museo regionale Della Ceramica.
Con la formazione degli stati nazionali e con le prime lotte sociali, la Città assiste ad una profonda crisi di identità con l’accesso alle cariche pubbliche della borghresia locale e l’inurbamente dei contadini che determinano la nascita di un edilizia moderna lussuosa e di quartieri periferici poveri, malsani e degradati. A questa nuova situazione urbana, alla sempre maggiore espansione verso la pianura meridionale, alla perdita di sacralità del centro e della sua capacità di rappresentare, con i monumenti che lo costituiscono, l’intera Città sente l’esigenza di reagire con una nuova fondazione .La creazione della Villa Comunale nella metà dell’ottocento su progetto di Giovan battista Filippo basile, risponde pienamente a questa esigenza, realizzando un vero e proprio parco urbano di valore e qualità europei. Il nuovo elemento e verso l’ulteriore espansione della Città è, agli inizi del 90o, la costruzione della linea ferroviaria Caltagirone – Catania che colloca la stazione notevolmente fuori Città, in contrada fontanelle. Alla necessità del collegamento si risponde con la realizzazione del rettifilo (oggi Viale Principe Umberto) che rappresenta l’inizio di quel piano di espansione di Don Luigi Sturzo, Sindaco negli anni dal 1909 al 1920, che prevede un triangolo viario ed urbanizzabile: oltre al rettifilo, il viale dei villini, (oggi Via S. Maria di Gesù)e la Via delle Industrie. Sarà proprio da un lato di questo triangolo che si applicheranno l’espansione e la viabilità del secondo dopoguerra e poi quella odierna che assiste alla diluizione della viabilità a servizio della residenza, delegando le comunicazioni piu lunghe e ad alta velocità, ai larchi viali del piano regolatore ed alle circonvalazioni, che stringono in un nuovo anello la città Antica.
Per tutto il 700, l’800 e il 900, la Città ha sempre svolto un singolare ruolo politico, sociale e culturale; quest’ultimo espresso anche da diverse istituzioni Museali, oggi costituite dal museo Civico al Carcere Borbonico, Museo d’Arte Contemporanea all’Ospedale delle Donne, Museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane a Villa Patti e Museo Internazionale del Presepe “collezione Luigi Colaleo” all’ex Scuola Elementare S. Luigi, nonche dal Museo Naturalistico presso la Frazione di S.Pietro. Emblematico è il Museo Regionale della Ceramica (unico in Sicilia), considerato che la produzione artistica e artigianale della Ceramica costituisce da Millenni un elemento Presente in tutte le manifestazioni della cultura locale, dall’Architettura all’arredo urbano, al Folklore.
Numerose sono le manifestazioni, religiose e non, che si svolgono in Città evidenziandone l’aspetto barocco e scenografico.