Nel 1852, il Patrizio caltagironese Don Pasquale Gravina, dietro suggerimento del sottintendente Don Salvatore Vanasco De Saanedra “religiosamente compreso dell’importanza di un Campo Santo nella cospicua città di Caltagirone”, invitava Giovan Battista Filippo Basile per edigere “il piano d’arte per la costruzione del Campo Santo nel locale del Paradiso”.
Il progetto dell’architetto che si era ispirato alle costruzioni siculo-normanne, premiato all’esposizione del 1853, non ebbe tuttavia seguito operativo; ma la realizzazione di un cimitero era ormai inderogabile, sicché, nel 1866 la sua progettazione venne affidata all’architetto caltagironese Gianbattista Nicastro che due anni prima aveva realizzato il prospetto del magnifico locale Palazzo di Città.
Nel 1875 la costruzione era già avanzata e si presentava pressappoco quale oggi lo si possiede benché incompleto della chiesa centrale. Il grandioso complesso monumentale, in stile gotico-siciliano presenta pianta quadrata con iscritta una croce greca formata da una serie continua di centosessanta svelte arcate, le quali poi formano portici che costituiscono le quattro vie principali.
Nel 1875 la costruzione era già avanzata e si presentava pressappoco quale oggi lo si possiede benché incompleto della chiesa centrale. Il grandioso complesso monumentale, in stile gotico-siciliano presenta pianta quadrata con iscritta una croce greca formata da una serie continua di centosessanta svelte arcate, le quali poi formano portici che costituiscono le quattro vie principali.
Nella realizzazione l’architetto Nicastro utilizzò, esaltandoli splendidamente nella fusione, materiali locali o siciliani quali la pietra bianca del ragusano, la scura pietra lavica e soprattutto la terracotta, per la cui lavorazione richiese l’opera dei più illustri plastificatori caltagironesi quali: Enrico Vella, Giuseppe Di Bartolo e Gioacchino Alì.
Notevolmente ampliato rispetto agli originali ventimila metri quadrati il Cimitero Monumentale, si è fino ad oggi arricchito notevolmente per l’opera e per le realizzazioni di valenti capimastri, ricchi di una gustosa vena dialettale e di insigni architetti che hanno creato veri capolavori monumentali come, per citarne una tra tanti, l’architetto Saverio Fragapane autore della floreale novecentesca Cappella Favitta.
Il Cimitero risulta oggi altresì ricco di opere d’arte pittoriche e scultoree come, ad esempio, l’angelo marmoreo di Mario Rutelli, posto all’ingresso della cappella Iacona della Motta.
Posto su una collina, adornato di pini e cipressi secolari, il Cimitero Monumentale di Caltagirone rappresenta uno dei luoghi più ricchi di suggestione e di fascino della città, nel 1931 fu dichiarato “monumento nazionale”. Meta di visitatori italiani e stranieri, notevole soprattutto per la sapiente policromia e per l’uso di particolari tecniche edilizie e materiali.