Vi siete mai ritrovati nella parte niìuova di Caltagirone a riflettere di quanto netto sia lo stacco, la differenza negli stili architettonici tra le ville in stile Liberty del primo ‘900 e i palazzi costruiti dopo la guerra, ovvero pochi secoli più tardi?
E’ vero che Caltagirone come maggiore centro urbano del comprensorio abbia rappresentato negli ultimi decenni una calamita aggregatore di tutti i braccianti o figli di contadini che volevano “vivere in città”. una tendenza che è stata mondiale, o almeno esteso in tutto l’emisfero occidentale, che continua oggi con lo spopolamento anche della nostra città, a favore di centri più grandi come Catania e numerose città del nord.
Molte case, sia del centro storico che della parte nuova rimangono disabitate e sono in pochi i volontari che si ripropongono di metterle a nuovo e iniziare a viverle nuovamente.
Ma anche nel resto della Sicilia, anche dove l’attività edilizia prospera, per esempio nelle zone balneari, le case sono anonime e costruite in fretta, spesso in maniera abusiva.
Dove quindi quell’architettura gloriosa che ha fatto grande la nostra città e le altre città siciliane, dal barocco sino al Liberty, non più di un secolo fa?
La domanda sembrerebbe del tutto oziosa; sebbene non si possa dire che l’attività ferva in questa regione, senza meno, il fatto stesso che vi siano cantieri aperti per opere pubbliche e private di vario genere comporta l’ovvietà che qualcosa si stia facendo.
Resta da stabilire se si tratti di architettura o di semplice edilizia, ammantata o meno di quei connotati che dovrebbero distinguere l’opera maggiore da quella di minor pregio, ed in questo ancora andrebbe stabilito se esista una “scuola” di architettura siciliana o ci si limiti allo scimmiottamento delle ultime o penultime tendenze, restando magari ulteriormente imbracati nelle necessità che le normative impongono, finendo così con il limitarsi a creare opere prive di una vera anima.
Lo ripetiamo, a parer nostro l’architettura in Sicilia è oggi ben poca cosa dal punto di vista dell’originalità.
Il dibattito nazionale si concentra sull’opportunità di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera mastodontica, sarebbe il ponte a campata unica più lungo del mondo, ma anch’esso sarebbe esempio di edilizia funzionalistica, che si dibatte tra le esigenza di comprimere i costi e la pur legittima aspettativa che non crolli a causa del forte vento o dei numerosi terremoti.
Nel resto dell’isola, quello che vediamo è il riciclaggio delle idee provenienti da altri lidi.
Un tratto distintivo che possiamo segnalare è che tra tanti palazzi del tutto anonimi, possiamo trovare una scuola siciliana nella ricerca che oggi si fa nel campo del recupero dell’edilizia storica, e che è davvero all’avanguardia nel mondo.
Un tratto distintivo -anche a causa del necessario recupero dei palazzi abbandonati a cui accennavamo prima- è che la Facoltà di Siracusa sia all’avanguardia anche rispetto a citta’ come Venezia, per quanto riguardail restauro e la conservazione dei palazzi che si è distinta per esempio nel recupero della Cattedrale di Noto, dopo il famoso terremoto di Santa Lucia nella Val di Noto nel 1990.
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