foto_museo_colaleo Museo Internazionale del Presepe "Collezione Luigi Colaleo" 

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Ingresso gratuito

Sede: Largo San Luigi, 2 – Caltagirone – tel.+39.0933.53754

Uffici: via E. Taranto, 14 – tel. 0933 41812 –

da martedì a domenica  dalle ore 9.00 alle ore 13.00

Aperture straordinarie in occasione delle festività natalizie:
25-12-2021 dalle ore 15.00 alle ore 18.00
26-12-2021 dalle ore 9.30 alle ore 12.30

1 e  2 gennaio 2022: dalle ore 9.00 alle ore 13.00
06-01-2022 dalle ore 9.00/13.00

da martedì 11 gennaio 2022
orari_Mus_colaleo_2022-300x213 Museo Internazionale del Presepe "Collezione Luigi Colaleo"

 

Il Museo Internazionale del Presepe sarà aperto su richiesta
da concordare telefonicamente al 0933-41812 o tramite mail: archiviomuseicivici@comune.caltagirone.ct.it

E-mail: archiviomuseicivici@comune.caltagirone.ct.it  – musei-civici@comune.caltagirone.ct.it

 
 

Il Museo Internazionale del Presepe “Collezione Luigi Colaleo” fa parte della vasta articolazione museale civica di Caltagirone, che comprende il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, il Museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane, e Il Museo Civico al Carcere Borbonico. Il museo nasce su una base culturale offerta dall’antica e prestigiosa tradizione presepistica della città di Caltagirone: rinomato per la produzione di manufatti in ceramica e terracotta, l’artigianato locale ancora oggi si lega alle festività natalizie dando vita a suggestivi allestimenti all’aperto, che ogni anno rappresentano la Natività e richiamano numerosi visitatori.

La collezione, dono dell’Avvocato Luigi Colaleo, comprende numerosi esemplari pregiati provenienti da tutto il mondo e una biblioteca specializzata in storia dell’arte e presepi. L’edificio che ospita il museo fu progettato agli inizi del XX secolo dall’architetto palermitano Ernesto Basile, uno dei maggiori esponenti dello stile Liberty in Italia. La volumetria dinamica dell’edificio, la torretta che enfatizza il raccordo angolare e un ricercatissimo gusto per la decorazione floreale fanno dell’edificio un interessante esempio stilistico del Liberty a Caltagirone. Nella stessa città, Ernesto Basile realizza l’elegante Centrale Elettrica.

La costruzione risale al 1907. I locali del museo inizialmente ospitano i locali della scuola elementare “San Luigi” e nel 1958 divengono sede della Biblioteca comunale. Dopo un lungo periodo di inutilizzo, l’edificio viene restaurato e, dal 2007, allestito per accogliere l’esposizione permanente del Museo Internazionale del Presepe “Collezione Luigi Colaleo”.
 

La collezione Luigi Colaleo

Origine delle raccolte

Avvocato di origini calatine e operante a Milano, autore del volume Per una storia del presepe, Luigi Colaleo dona al Comune di Caltagirone la propria collezione presepistica, composta da circa un migliaio tra presepi e pezzi singoli antichi e moderni, insieme a una biblioteca specialistica. Frutto dei viaggi effettuati dal collezionista, la raccolta comprende pezzi provenienti dall’America Settentrionale e Meridionale, in particolare dal Perù e dal Venezuela, dall’Asia, soprattutto dall’India, dall’Africa e dall’Europa.

La raccolta europea presenta pezzi tedeschi, francesi, austriaci, polacchi, russi e italiani. I presepi italiani sono distinti in diverse tipologie stilistiche, tra le quali la calatina, la napoletana e la pugliese. I presepi siciliani e caltagironesi sono suddivisi in popolari e colti, antichi e contemporanei e artistici.
 

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L’allestimento espositivo

La collezione museale è allestita in tre sale. Le prime due sale accolgono i pezzi della raccolta di Caltagirone, dal presepe per la classe colta al presepe popolare. Tra le opere presepiali caltagironesi alcuni pezzi sono stati realizzati dai figurinai dell’Ottocento: vi sono figure della scuola di Giuseppe Vaccaro Bongiovanni, le cui animate figurine di terracotta sono esposte nel British Museum di Londra e nel Museo di Monaco di Baviera; della scuola di Francesco Bonanno, allievo di Vaccaro, autore di pregiate figurine in terracotta policroma; di Padre Benedetto Papale, autore del monumentale presepio animato della chiesa di S. Maria di Betlemme di Modica.

La terza sala ospita attualmente le figurine del presepe napoletano, tra le quali alcuni esemplari antichi e rarissimi, risalenti al XVIII secolo, come i pastori di Giuseppe Sammartino, uno dei maggiori scultori italiani del Settecento. Alcune figurine dell’artista neoclassico sono esposte nel Museo di San Martino a Napoli. Infine, periodicamente è prevista una rotazione della collezione esposta, così da permettere di focalizzare l’attenzione di volta in volta su determinate regioni o nazioni.
 

La tradizione del presepe

foto_collezione_presepi03 Museo Internazionale del Presepe "Collezione Luigi Colaleo"

La storia del presepe
 

Le prime rappresentazioni sacre della Natività

Il termine presepe deriva dal suffisso latino prae (dinanzi) e dal sostantivo saepes (recinto). È, quindi, il luogo dinanzi al recinto per il bestiame: la mangiatoia. Nel medioevo il termine assunse il significato di rappresentazione della Natività, dal luogo della nascita di Gesù. Secondo la tradizione, durante la notte di Natale del 1223, fu messa in scena da San Francesco la prima rappresentazione vivente dell’evento sacro.Il Santo celebrò la Messa in una grotta e prese in braccio un bambino sistemato nella culla.

La rappresentazione commosse l’intero villaggio di Greccio e da allora si tramanda che abbia avuto inizio la tradizione del presepe. Il primo presepe con figure è forse attribuibile ad Arnolfo di Cambio, autore della celebre cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore. Nel 1289 l’architetto e scultore senese realizza il presepe per la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
 

I primi presepi

Nel XV secolo si diffonde in Italia l’usanza di allestire all’interno delle chiese presepi composti da statue di notevoli dimensioni. Nel XVII secolo la tradizione dei presepi si diffonde anche nelle case private, sebbene siano ancora allestiti soltanto dalle famiglie nobili. Nel XVIII secolo prende piede a Napoli una vera e propria moda del presepe e gli aristocratici si dedicano alle più raffinate rappresentazioni della natività, dedicando al presepe intere stanze delle loro case e addobbando le statue con vestiti dai tessuti preziosi e con gioielli veri.

Napoli vanta, infatti, un’antica tradizione presepistica. Nello stesso secolo, anche a Bologna si diffonde la cultura del presepe e le statue realizzate dagli artigiani vengono messe in vendita, come ancora oggi accade, presso la Fiera di Santa Lucia. Nel XIX secolo l’allestimento del presepe diviene un’usanza popolare e ogni famiglia costruisce per il Natale un presepe in casa propria.
 

L’ambientazione e i personaggi del presepe

La rappresentazione della Natività, dalle origini ai nostri giorni, può essere sia vivente che iconografica. I personaggi presenti in ogni presepe traggono origine dai Vangeli apocrifi. Insieme a San Giuseppe, la Madonna e Gesù, sono sempre presenti il bue, l’asinello e i Re Magi. Questi ultimi sono il simbolo dei tre continenti allora conosciuti: Africa, Asia e Europa.

I tre sacerdoti, infatti, riproducono un etiope, un persiano e un arabo che portano in dono la mirra, l’oro e l’incenso. Il bue e l’asinello sono il simbolo rispettivamente degli ebrei e dei pagani. La nascita del Bambino viene figurata all’interno di una grotta avvolta in un cielo stellato sul quale è adagiata una grande stella cadente. Ai personaggi principali vengono spesso aggiunte numerose altre figure popolari, come i pastori, i commercianti e i suonatori, oppure figure tipiche, come l’ubriacone e il dormiglione. L’ambientazione può essere arricchita da elementi caratterizzanti la civiltà contadina, come le case tipiche dei piccoli borghi rurali, fiumi e fontane.
 

Il presepe nelle diverse culture

Il presepe come opera d’arte

Il presepe, oltre a rappresentare una tradizione ancora forte e viva legata alle festività natalizie, è oggi oggetto di un interesse specializzato, che dà vita a preziose raccolte e collezioni private, oltre a numerose rassegne e mostre, a testimonianza della raffinata perizia artigiana e del valore etnologico legati alla rappresentazione del presepe.

Curati nei materiali, nei particolari, nella stilizzazione, i presepi di pregevole fattura sono considerati vere opere d’arte, custodite presso le chiese e nei musei specializzati. Sin dal XIV secolo, la raffigurazione del presepe viene affidata agli artisti di fama, come Giotto, Filippo Lippi e Piero della Francesca. Nel corso dei secoli gli artisti si dedicano alla rappresentazione della Natività in affreschi, pitture, sculture, ceramiche, argenti, avori e vetrate che impreziosiscono le chiese e le dimore della nobiltà.

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Il presepe nel mondo

La tradizione del presepe è diffusa presso tutti i popoli di religione cattolica nelle diverse zone del mondo e riflette le differenti culture e usanze locali. In Africa, in America e in Asia il presepio è stato portato dai missionari. Nei presepi africani, realizzati con i materiali locali (creta cruda, avorio e legni pregiati), i personaggi hanno i tratti somatici indigeni e portano costumi tradizionali, mentre le specie animali tipiche della rappresentazione occidentale sono sostituite con cammelli, scimmie e giraffe.

Anche i doni portati alla grotta differiscono dalle culture occidentali e i frutti europei vengono sostituiti dai frutti locali: manghi e banane. Nei presepi del Sud e Centro America i personaggi hanno i tratti somatici degli indios e i Magi cavalcano i lama.

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Il presepe in Italia

La tradizione del presepe è diffusa e fortemente radicata in tutta Italia. In ciascuna regione le rappresentazioni della natività di Gesù si fondono con le tradizioni locali e danno origine a opere che si distinguono sia per la tipologia di materiale utilizzato, sia per l’ambientazione. Il presepe pugliese è caratterizzato dall’uso della cartapesta, mentre i presepi piemontesi della provincia di Vercelli e Alessandria sono realizzati in legno. Molto particolari sono i presepi realizzati a Savona, costituiti da stalagmiti naturali.

L’ambientazione regionale caratterizza e arricchisce i presepi di dettagli e particolari delle diverse culture. Nel presepe romano tipico, ad esempio, la grotta è sovrastata da un tripudio di angeli in volo disposti in nove cerchi concentrici. La Natività, centro della composizione, è immersa in un paesaggio agreste tra resti di archi e acquedotti antichi.
 

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Il presepe napoletano

La città di Napoli possiede una lunga tradizione legata alla rappresentazione della Natività. Nel XVI secolo cominciano a fiorire numerose scuole di artigiani e di artisti dediti alla produzione esclusiva di presepi. Nel corso del XVIII secolo, le tecniche di realizzazione del presepe si affinano e si afferma la professione del figurinaio. I più noti figurinai dell’epoca sono Giuseppe Sammartino e Saverio Vassallo.

I personaggi del presepe settecentesco sono costituiti da un’anima centrale, rivestita con tessuti variopinti, realizzata in filo di ferro, cui sono agganciati gli arti di legno e la testa di terracotta. Anche l’ambientazione si affina e si arricchisce di dettagli: al bue e all’asinello si affiancano altri animali; alla grotta si accostano le case del paesaggio agreste; i pastori sono accompagnati da pescatori, artigiani, mendicanti. Nel XIX secolo il presepe cominciò a decadere e la maggior parte delle figurine sono andate disperse.

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Il presepe in Sicilia

Il presepe siciliano risente della tradizione presepistica napoletana, sia per le ambientazioni, sia per la tecnica costruttiva. Nell’isola sono presenti quattro centri di lavorazione, localizzati nelle province di Palermo, Siracusa, Trapani e a Caltagirone. Nel Palermitano e nel Siracusano la materia prima utilizzata per plasmare interi presepi, secondo una tradizione che risale almeno al XVII secolo, è la cera d’api. I Bambinai palermitani, attivi tra il XVII e il XVIII secolo, realizzano Bambinelli ornati da accessori d’oro e argento e rappresentati con una croce in mano.
I Cerari siracusani, che operano nell’Ottocento, realizzano Bambinelli recanti nelle mani un agnellino, un fiore o un frutto e ornati da fiori di carta colorata. A Trapani, sin dal Rinascimento, la pregiata materia prima per la realizzazione di presepi è il corallo locale, che nel periodo barocco viene spesso utilizzato insieme a madreperla, avorio, alabastro, osso e conchiglie. A Caltagirone, città rinomata per la produzione artigianale di ceramiche sin dal XVI secolo, i presepi sono realizzati in terracotta, lasciata grezza o finemente dipinta a freddo.
 

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Il presepe di Caltagirone

Il presepe di matrice colta

I Santari e il presepe del Settecento

Nella prima sala del museo sono esposte figure del presepe di Caltagirone di matrice colta e nobiliare. I primi artigiani dediti alla realizzazione dei presepi nella città calatina erano denominati Santari: attivi già nel XVIII secolo, lavoravano in maiolica statuine di santi e patroni.

Giacomo Bongiovanni, considerato il primo grande maestro della tradizione presepistica di Caltagirone, si dedica nel Sette/Ottocento alla produzione di statuine in creta e terracotta. Sulla base delle figurine in legno e stoffa diffuse sino ad allora, Bongiovanni rivoluziona la tecnica costruttiva utilizzando, invece della stoffa, sottili strati di argilla per rendere il drappeggio delle vesti. Fortemente voluto dai ceti nobiliari e alto-borghesi, il presepe calatino colto si caratterizza per la spontaneità dei portamenti, l’espressività dei volti e la vivacità dei costumi, oltre che per l’ambientazione paesaggistica che rivela i tratti della campagna intorno a Caltagirone.
 

Giuseppe Vaccaro Bongiovanni

Giuseppe Vaccaro Bongiovanni, nipote di Giacomo, attivo nel corso dell’Ottocento, grazie a un lungo soggiorno a Napoli arricchisce la tecnica appresa alla scuola dello zio e dei figurinai calatini tradizionali. Nella città campana entra in contatto con gli artigiani locali, ampliando il proprio repertorio con temi e figure a carattere allegro e festaiolo. Nel 1882, ormai anziano, collabora con i più giovani figurinai caltagironesi, Padre Benedetto Papale e Giacomo Azzolina, per la realizzazione del monumentale presepe della chiesa di Santa Maria di Betlemme a Modica.

Abilissimo nella lavorazione della creta, l’artigiano calatino viene presto riconosciuto nel panorama artistico internazionale, permettendo la diffusione della scuola dei figurinai di Caltagirone in vari centri dell’Europa e dell’America. Le figurine di Giuseppe Bongiovanni Vaccaro, infatti, sono esposte nel British Museum di Londra e nel Museo di Monaco di Baviera.
 

Francesco Bonanno

Sulla scia del successo della famiglia Bongiovanni, grazie all’apporto originale di artigiani ceramisti e paesaggisti, le botteghe di Caltagirone si specializzano, per tutto l’Ottocento, nelle medesime produzioni, ciascuna dando alle figurine un contributo personale ed originale.

Francesco Bonanno si distingue tra gli artigiani del XIX secolo per il valore estetico e sociale delle sue figurine in terracotta policroma. Influenzato dalla corrente letteraria verista, attenta ai particolari e alla rappresentazione quanto più possibile vicina alla realtà, l’artigiano calatino imprime ai personaggi tratti carichi di emotività. Non è un caso che nel suo repertorio tematico vi siano i briganti: rivelando una sottile caratterizzazione psicologica, queste figure interpretano il volto umano del malvivente.
 

Padre Benedetto Papale

Padre Benedetto Papale, appartenente all’ordine religioso dei Minimi di S. Francesco, attivo fino ai primi anni del Novecento, si distingue come costruttore di presepi dalle scenografie minuziosamente lavorate. Per la Chiesa di Santa Maria di Betlemme a Modica costruisce un presepio di notevoli dimensioni, con la collaborazione dei maggiori maestri figurinai dell’epoca. Il presepe monumentale di Modica, infatti, viene animato con sessanta figurine realizzate dal giovane Giacomo Azzolina e dalla famiglia Bongiovanni Vaccaro, in particolare dal maestro Giuseppe e dai figli Salvatore e Giacomo.

Il paesaggio realizzato dal Papale ricostruisce le contrade di Modica con particolare cura realistica e attenzione per il dettaglio. Ma è nei piccoli presepi che il frate mette in mostra la grande capacità creativa: paesaggi, uomini, animali e piante sono impeccabili miniature.
 

Salvatore Leone

Autodidatta, precocissimo figurinaio, Salvatore Leone prosegue la tradizione del presepe calatino nel corso del XX secolo, con le sue figure semplici e vivaci, dai tratti freschi e piuttosto naif, atti a suscitare l’ammirazione e stimolare la fantasia dei bambini. Una peculiarità del modo di lavorare di Leone sta nel fatto che utilizzava i calchi in gesso sia per le figure del presepe sia per i fischietti, che ugualmente produceva con abile perizia artigiana. Le sue creazioni si prestavano infatti a diversi usi: era facile trasformare uno dei Magi a cavallo in un approssimativo Garibaldi in giubba rossa.
 

Il presepe di matrice popolare

Tecniche di lavorazione

Nella seconda sala del museo è esposto il presepe di Caltagirone di matrice popolare. Una caratteristica comune ai presepi della città calatina è il materiale utilizzato nella realizzazione delle figurine: la terracotta. La terracotta è un tipo di ceramica ottenuta modellando l’argilla a temperatura ambiente, in seguito consolidata a caldo in forni specifici.

La colorazione delle terracotte varia dal rosso mattone al giallo. Un’altra caratteristica dei presepi di Caltagirone consiste nella metodologia di lavorazione delle figurine. Infatti, mentre in molte regioni d’Italia la figurina è frutto del lavoro collettivo di artigiani diversi per le distinte parti della composizione, a Caltagirone è elaborata da un unico artigiano, che crea i pezzi e li rifinisce personalmente. Il pezzo calatino popolare, inoltre, si definisce “povero”, lavorato solo nella parte anteriore e privo di colorazione in quella posteriore nascosta alla vista.
 

L’allestimento

La costruzione del presepe ha inizio con la preparazione della base, solitamente adagiata su un mobile, sulla quale viene sparsa terra asciutta su carta dai toni di colore bruno o verde. Su questo strato di terra si effettua un’ulteriore copertura di muschio e piccole pietre. La base viene poi incorniciata da rami di cipresso e di mandarino, i cui frutti profumano l’ambiente. Sulla base si dispone il paesaggio, costituito da ruscelli e strade di sabbia e piccoli sassi, costeggiate da colline di carta o sughero, sulle quali sono disposte alcune case tipiche del paesaggio agreste. Al centro della composizione viene disposta la grotta destinata ad accogliere la Sacra Famiglia. Infine, vengono posizionati i personaggi, gli animali e le piante.
 

I personaggi tipici

L’allestimento del presepe di Caltagirone è caratterizzato dall’utilizzo di figure tipiche, tra le quali ‘u cacciaturi (il cacciatore), ‘u durmutu sutta ‘u chiuppu (il pastore addormentato sotto un albero), ‘u ginnareddu (il vecchietto che si riscalda le mani) e il pastore che reca in dono i frutti. Le figure usualmente inserite nella grotta, le più vicine alla Sacra famiglia, sono lo zampognaro e ‘u spavintatu da ‘rutta, che esprime lo stupore di fronte al miracolo della Natività. I Magi, diversamente da altre tradizioni presepistiche, a Caltagirone sono rappresentati come figure semplici e modeste, hanno uguali i volti e l’espressione, e solo uno di loro ha il viso dipinto di nero.
 

Altri personaggi

Insieme alle figure tipiche, il presepe può essere allestito con numerosi altri personaggi creati liberamente dall’artigiano, come il suonatore di flauto. Le vesti dei pastori sono tipiche dell’iconografia popolare siciliana. Le figure maschili hanno le gambe fasciate da bende e lacci fino al ginocchio, indossano scarpe logore e portano un mantello scuro con cappuccio. Le figure femminili indossano gonne lunghe e corpetti senza ornamenti.
 

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Testi di Domenico Amoroso

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