PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA DIOCESI DI CALTAGIRONE NELLA RIFORMA DEL CONCILIO VATICANO II – DI RAFFAELE PANEBIANCO

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA DIOCESI DI CALTAGIRONE NELLA RIFORMA DEL CONCILIO VATICANO II – DI RAFFAELE PANEBIANCO

 
1f4cc PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA DIOCESI DI CALTAGIRONE NELLA RIFORMA DEL CONCILIO VATICANO II - DI RAFFAELE PANEBIANCOPresentazione del Libro di Raffaele Panebianco “La Diocesi di Caltagirone nella riforma del Concilio vaticano II”
1f5d3 PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA DIOCESI DI CALTAGIRONE NELLA RIFORMA DEL CONCILIO VATICANO II - DI RAFFAELE PANEBIANCO Martedì 28 Dicembre 2021 – ore 17.00
1f492 PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA DIOCESI DI CALTAGIRONE NELLA RIFORMA DEL CONCILIO VATICANO II - DI RAFFAELE PANEBIANCO Salone del Palazzo Vescovile – Piazza San Francesco d’Assisi, 9 – Caltagirone

Intervista all’autore – Raffaele Panebianco

dbf8205a3ba8a2aa7e867d71d4374f0e_L PRESENTAZIONE DEL LIBRO: LA DIOCESI DI CALTAGIRONE NELLA RIFORMA DEL CONCILIO VATICANO II - DI RAFFAELE PANEBIANCO

 
1. Ci parli un po’ di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono di origine siciliana, di un comune della provincia di Catania che si chiama Palagonia. Da ormai tre anni mi son dovuto trasferire al Nord per lavoro; sono infatti docente di Religione Cattolica presso le scuole secondarie di primo e secondo grado della diocesi di Piacenza-Bobbio.
 
 
A dire il vero non è stata una scelta quella di diventare scrittore: mi son trovato nelle condizioni di esserlo per le opportunità che mi si son presentate davanti durante il mio lungo percorso di studi, ovvero il lavoro di redazione delle mie tesi di laurea; la prima scritta in occasione del mio baccellierato in Teologia e la seconda per conseguire il titolo di licenza in Teologia Pastorale. La prima tesi ha visto la luce come libro nel 2017: un minuzioso e certosino lavoro d’indagine archivistica inerente alla ultrasecolare storia delle confraternite del mio paese d’origine; la seconda, che ho avuto il piacere di pubblicare con Book Sprint Edizioni, frutto anche questa di un lungo ed impegnativo lavoro d’indagine archivistica: racconta la storia della siciliana diocesi di Caltagirone, soffermandosi nell’analisi storica soprattutto di anni di cruciale importanza che hanno determinato svolte epocali. Dunque due belle soddisfazioni, che hanno aggiunto tasselli importanti che si sono inseriti nel grande mosaico che è la storia locale della mia bellissima terra, dove ho lasciato le mie radici e a cui sono profondamente legato da un amore indissolubile.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Più che alla scrittura dedico gran parte del mio tempo libero alla lettura, necessaria fonte d’ispirazione per poter prendere in mano la penna e mettere giù qualcosa di nuovo, di originale. Il mio campo d’interesse necessita di frequenti visite agli archivi, dove – può sembrare assurdo! – ho fatto le mie più belle ed esaltanti esperienze: trovare ciò che tante volte si cerca disperatamente, faldone dopo faldone… diventa fonte d’immensa gioia e di incontenibile felicità! Poi quando si tratta di scavare in profondità lì dove sono già poste le mie radici diventa motivo d’orgoglio che necessariamente deve essere condiviso con tutti coloro che come me attendono risposte a domande che per troppo tempo sono rimaste irrisolte, con tutti coloro che attendono di soffiare sulle ceneri per scoprire che il fuoco è ancora acceso e non attende altro che essere alimentato e tornare a divampare nei cuori, come un tempo divampò in quelli dei nostri antenati, quando con passione consegnarono ai posteri un grandioso patrimonio di storia, cultura e fede.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio autore contemporaneo preferito è Paulo Coelho: lo sento molto vicino alla mia sensibilità. In sostanza mi immergo nella lettura di qualsiasi opera di qualsiasi autore: son convinto che ciascuno vuole consegnarmi qualcosa che non farebbe altro che arricchire il mio personale bagaglio culturale, farmi crescere umanamente e aprirmi sempre nuove prospettive.
 
4. Perché è nata la sua opera?
La mia ultima opera nasce dall’esigenza di pormi in continuità sulla scia della precedentemente pubblicazione. Mi son accorto che il genere letterario saggistico è la strada che sento più nelle mie corde: intendo pertanto continuare a scrivere di storia ecclesiastica unita ad antropologia e teologia.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Come già ampiamente descritto nelle precedenti risposte, il contesto sociale nel quale ho vissuto ha influito notevolmente nella mia formazione letteraria: è stato il motore propulsore per provare a dare il massimo delle mie potenzialità, che in certe situazioni nemmeno pensavo di possedere; infatti mi son trovato a fare i conti con preziosissime cinquecentine che a primo approccio credevo indecifrabili ma che con l’esperienza ho imparato a decodificare: mi son scoperto paleografo quando non sapevo di possedere le qualità per approcciarmi a testi manoscritti antichi, anche grazie al supporto professionale di amici che in quest’ardita e complessa esperienza mi hanno supportato… e tante volte sopportato, quando di fronte ad importanti scoperte era travolto e travolgevo loro di conseguenza!
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere per me è evasione dalla realtà e nello stesso tempo raccontarla. Per chi come me scrive storia diventa necessario uscire dalla propria contemporaneità per tentare un viaggio a ritroso, spesso in epoche molto lontane dalla propria; è come imbarcarsi in una macchina del tempo. Attraverso la conoscenza del passato spesso è possibile trovare le risposte alle domande del nostro tempo, come anche interpretare certi usi e costumi che ci sono stati tramandati. Nel passato è dunque possibile trovare il senso del presente e fonti d’ispirazione per consegnare a chi verrà dopo di noi un mondo migliore.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In quanto scrivo c’è tutto di me: le mie radici, la mia fede. Sono consapevole di avere fra le mani un prezioso tesoro che mi è stato consegnato e che debbo gelosamente custodire per tramandarlo intatto e arricchito a chi verrà dopo di me: con molta probabilità domani ci sarà qualcuno che farà meglio di quanto ho saputo fare io, che del mio lavoro potrà farne tesoro e magari scoprire dettagli che mi son lasciato sfuggire; perché quando si scrive storia non bisogna mai partire dal presupposto di avere in pugno la verità tutta intera: sarebbe da presuntuosi arrogarsi questo primato.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, alcune persone nel mio contesto sociale sono state determinanti: hanno instillato nel mio cuore l’amore e la passione per le radici. Persone che spesso nemmeno hanno saputo di essere strumenti ma che invece si son rivelate tali, che mi hanno supportato nella mia crescita umana, culturale, sociale e di fede.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Innanzitutto c’è da precisare che si tratta non di un romanzo ma di un saggio storico-teologico. La prima persona che ha letto il mio nuovo lavoro è stata una donna che ritengo una fra le depositarie della memoria storica della diocesi di Caltagirone: ha subito acquistato il libro, lo ha letto con attenzione ed interesse e si è complimentata per il grande lavoro, svolto con perizia e competenza: ha avuto l’impressione che anch’io, come lei, avessi vissuto in prima persona le vicende che ho tentato di narrare. Credo che la prova più importante per uno storico sia far rivivere gli eventi che racconta nella mente e nel cuore di chi legge: è questo l’obiettivo necessario da perseguire.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Anche. Ma penso che il cartaceo debba comunque esistere sempre: il fascino di un libro da sfogliare è insostituibile.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una buona opportunità per andare incontro a coloro che hanno problemi al prezioso senso della vista. Tutti hanno bisogno e diritto di leggere, perché “leggere è il cibo della mente”, diceva la grande Rita Levi Montalcini.
 

È stato pubblicato,  il libro La diocesi di Caltagirone nella riforma del Concilio Vaticano II scritto da Raffaele Panebianco ed edito da Book Sprint Editore. Il volume tratteggia i lineamenti ecclesiologici e l’azione pastorale negli episcopati di Capizzi, Fasola e Canzonieri (1937-1983).

Il saggio – afferma nella prefazione Francesco Failla, direttore della Biblioteca Diocesana Pio XI – muove dall’avvio dell’episcopato di mons. Pietro Capizzi, vescovo di Caltagirone tra il 1937 e il 1960, attraversa l’azione pastorale di mons. Francesco Fasola (1961-1963) e giunge fino a mons. Carmelo Canzonieri che resse la Chiesa di Caltagirone tra il 1963 e il 1983; tre vescovi per un periodo di oltre quarantacinque anni, un tempo assai lungo se consideriamo i radicali mutamenti che hanno caratterizzato il mondo e la Chiesa universale e segnato intimamente la vita anche delle più piccole comunità. La ricerca condotta da Raffaele Panebianco è ricca di spunti, rigorosa, ben organizzata e dotata dal punto di vista archivistico e bibliografico. Egli passa in rassegna i documenti attraverso i quali risuona la viva voce dei protagonisti che partecipano al processo di ricostruzione e di ricompattamento di una comunità che desidera affacciarsi in modo critico e spiritualmente più attrezzato ad un mondo che sta velocemente abbandonando gli arcaismi del passato. Soprattutto, l’autore offre l’opportunità di attraversare e vivere in prima persona lo spirito di «una giovane Chiesa che persegue col passare degli anni sempre lo stesso obiettivo di annunciare il Vangelo, ma con metodi diversificati.

Il mio – afferma Panebianco – vuole essere un solido contributo per la ricerca storica sulla diocesi di Caltagirone. Si guarda al passato non con sentimentalismo nostalgico ma per trovare in esso lumi, fonti d’ispirazione per intraprendere sempre nuovi ed originali percorsi di evangelizzazione e fedelmente proseguire a lavorare nel solco già da altri tracciato, ponendosi quindi in continuità sulla scia della tradizione ecclesiale locale. Dedico questo mio nuovo lavoro all’amata Chiesa calatina che mi ha generato e alla grata memoria di mons. Gaetano Zito, erudito ed appassionato docente di Storia della Chiesa, da cui ho appreso l’amore per la ricerca storica unito a quello per la Chiesa, nostra madre.

Panebianco Raffaele, docente di Religione cattolica, ha curato la pubblicazione di articoli inerenti alla cultura e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico locale sulla rivista trimestrale “Amedit”: “Gaetano Ponte (Palagonia, 1876 – Transacqua, 1954). Uno scienziato e il suo sogno di modernità” (2009); “La cristianizzazione nella Valle dei Margi” (2011); “Palagonia: riaperta la chiesa di Belverde” e “Il restauro del Convento di Palagonia” (2012). Ha inoltre pubblicato il saggio storico-antropologico “Ab immemorabili – L’associazionismo confraternale a Palagonia fra storia e pastorale (secc. XVI-XX)”, edito da Silvio di Pasquale Editore (2017).

 
 
 
 
 

 

 

 

 

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