biblioteca_comunale_E._Taranto Biblioteca Emanuele Taranto Rosso
Via Santa Maria di Gesù,  90  piano terra – Educandato San Luigi

La Biblioteca Emanuele Taranto partecipa a S.B.N. (Servizio Bibliotecario Nazionale).
La Biblioteca è dotata di emeroteca, sala lettura, sala conferenze, sala donazioni e saletta ex ISES.
Servizi: prestiti, ricerche, visite guidate scolatiche, presentazione di libri, prestiti interbibliotecari, consultazione riviste e libri.

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sala lettura

Storia e Patrimonio

 

Una biblioteca pubblica si ebbe a Caltagirone fin dell’arrivo dei Padri Gesuiti nel XVI secolo e  fu annessa al Collegio

. Infatti il Senato cittadino, negli anni 1589 e 1590, stanziava somme di denaro per il primo acquisto di libri e negli anni successivi erogava altri fondi per arricchirla di  preziosi manoscritti, incunaboli, opere rare e di pregio, tanto da essere tra le più importanti di Sicilia.

Ma nel dicembre del 1767, allorché i Gesuiti lasciarono la città, la ricca biblioteca, per ordine  regio, fu trasferita nell’Università di Catania.

Vane furono le proteste degli amministratori locali che cercaronoanche con offerte in denaro, di far valere i loro diritti su di essa.

Per colmare il vuoto di tale perdita, i patrizi cittadini fecero a gara per ricostituire una nuova biblioteca, primo fra tutti Niccolò Interlandi, principe di Bellaprima, il quale nel 1784 donò la sua collezione privata di oltre 8.000 volumi alla città, formando così il primo nucleo della nuova istituzione.

Il suo esempio fu imitato da altri generosi calatini, mentre il Senato civico stanziava una   notevole somma annua di denaro perché la raccolta fosse mantenuta ed accresciuta e si remunerasse il lavoro di un bibliotecario. Il Regio Dispaccio del 4 febbraio 1785, su istanza del Patrizio locale, riconosceva e per dir così ufficializzava la nascita della nuova biblioteca pubblica, civica, con obbligo di apertura quotidiana. 

Negli anni successivi il numero dei volumi crebbe gradualmente per acquisto o per donazione fino al 1870 allorchè, per la soppressione degli ordini religiosi e l’incameramento dei loro beni, il  suo patrimonio librario si arricchì di oltre 15.000 opere.

Il lavoro di ordinamento e di sistemazione di questa notevole massa di libri, tutti preziosissimi, fu affidata al cav. Emanuele Taranto, illustre cittadino e benemerito ricercatore, il quale in quattro anni provvide alla inventariazione e catalogazione delle opere appartenute alle otto famiglie  religiose, permutò oltre 1.300 doppioni con il librario e bibliografo Giuseppe Mira di Palermo,  ottenendone in cambio opere assai preziose, tra le quali trenta incunaboli di Aldo Manuzio che vennero ad aggiungersi ai 307 già esistenti nella biblioteca.

Inoltre donò la sua collezione privata ed i suoi manoscritti. La città, grata, gli intitolò la biblioteca. Nel 1874 il numero complessivo dei volumi era di 32.129, tutti pregevoli, oltre i manoscritti antichi ed i bellissimi codici miniati.

Nella notte di carnevale, tra il 16 e il 17 febbraio del 1901, un violentissimo incendio distrusse  l’edificio in cui era ubicata la biblioteca e quanto era in essa contenuto.

Era necessario ricominciare  e la città, superando lo sconforto per il disastro, ricostituì per la terza  volta le sue collezioni. Già nell’agosto dello stesso anno la Giunta Municipale dava incarico all’insigne bibliotecario V.E.Baroncelli per un progetto di ricostruzione e, con finanziamenti propri e con l’indennizzo  dell’assicurazione, istituiva un ingente fondo per l’acquisto dei volumi.

Attorno al piccolo nucleo di poco più di duemila opere salvate dalla catastrofe, ricominciava lo sviluppo.

Anche questa volta la generosità di tanti privati cittadini, che donarono le loro ricche collezioni  private, tra cui anche edizioni rare e di pregio, si unì all’orgogliosa volontà del governo cittadino di dotare la città di una ricca biblioteca.

L’incremento è continuato nel tempo, e specialmente nel periodo della pro-sindacatura di Luigi  Sturzo (1905-1920) che espresse una decisa politica di sviluppo, sia per opera delle donazioni che quasi a cadenza costante hanno aumentato il patrimonio in suo possesso, sia per opera di  finanziamenti comunali che, anche in periodi di crisi, non hanno cessato di essere erogati.

Oggi il  suo patrimonio ammonta ad oltre 115.000 volumi e documenti.

 

Fondo Musicale “ Gaspare Crescimone – Nicolò Maccavino”

 

Giovedi 19 maggio 2016 è stato inaugurato presso la Biblioteca comunale E.Taranto il Fondo Musicale ” Gaspare Crescimone – Nicolò Maccavino” , con la collaborazione di Eva Crocellà e Alessandro Gianola.
 

Si tratta di una nuova e importante offerta culturale per gli utenti della ” Biblioteca Comunale Emanuele Taranto” , che potrà fornire agli studiosi ed ai lettori appassionati di musica utili spunti di riflessione storica e interessanti notizie sui gusti, sulle tendenze estetiche, sui generi musicali e stili musicali di coloro che di tale musica erano committenti, creatori e destinatari – fruitori.

Nel Fondo Musicale” Gaspare Crescimone – Nicolò Maccavino” sono descritti tutti i testimoni musicali superstiti, raccolti e appartenuti a Gaspare Crescimone, musicista attivo a Caltagirone, in qualità di maestro della locale Cappella musicale (con incarichi di collaborazione anche presso il Teatro Comunale di città), fra la prima e la seconda metà del XIX secolo.

Il fondo è costituito in maggioranza da manoscritti vergati in loco, probabilmente dallo stesso Crescimone e/o dai suoi collaboratori, di composizioni pianistiche di autori come Henri Herz e Carl Czerny, affiancate da numerose trascrizioni per pianoforte di brani tratti dal repertorio operistico della prima metà del XIX secolo quali Rossini, Bellini, Donizetti, autori maggiormente presenti, mentre di Giuseppe Verdi si conserva la riduzione pianistica del coro “dei Mattatori” tratta da ” La Traviata”.

Restando in ambito pianistico sono da menzionare diverse ” musiche da ballo”, alcune delle quali composte da autori locali come, ad esempio, Marcellino Bertorotti, a cui si deve un valzer ” Patetico caratteristico [ …] esprimente diversi sentimenti del cuore secondo le indicazioni espresse, o Alfredo Margis del quale si conserva un interessante e singolare “Valse Blue” in do minore .

Vanno segnalate anche altre composizioni cameristiche, sia vocali che strumentali, e precisamente alcune romanze ” per camera” del violinista Federico Mattias, di Ignazio D’Asdia. 

Notevole è nel fondo anche la presenza della Oeuvre Premier di Ignace Spergher, sei graziose sonate per organo stampate a Venezia verso la fine del XVIII secolo.

Tali sonate, oltre ad essere l’unica raccolta a stampa del fondo, rappresenta sinora l’unica silloge di composizioni organistiche conservate in un archivio musicale caltagironese.

Questo prezioso patrimonio indica in maniera precisa quali fossero i gusti e gli orientamenti musicali della società caltagironese nel corso dell’Ottocento, per la quale la musica costituiva un elemento di notevole importanza.

 La parte più ragguardevole dei manoscritti del Fondo è costituita da musica sacra: inni, antifone, salmi, messe di autori ed esecutori calatini, quali Pasquale Bona, Gaetano Muratori o Pietro Raimondi , il quale fu probabilmente insegnante del Crescimone. 

Di Nicolò Mellini, organista e poi maestro della Cappella musicale caltagironese, si conserva il responsorio Libera me Domine a quattro voci e orchestra, l’unica composizione del musicista che ci sia giunta.

Molto interessanti sono la Messa dé Morti di Alfio Paltania junor per soli coro ed orchestra che dovrebbe risalire agli anni ’90 del Settecento e alcune composizioni di don Giovanni Gueli, insegnante presso casa Crescimanno d’Albafiorita e ” Maestro provvisorio” in seno alla Istituzione musicale caltagironese.

La produzione di Gaspare Crescimone, che da sola rappresenta circa un terzo dell’intero fondo, è costituita principalmente da musica vocale, sacra in particolare.

L’Autore compose anche inni, lamentazioni, vespri, messe e soprattutto oratori composti ed eseguiti in occasione dei festeggiamenti di luglio dedicati a San Giacomo.

Nell’inventariazione e catalogazione si sono seguite e si seguiranno in futuro, in previsione di un arricchimento del patrimonio musicale del fondo, le norme esposte nella “Guida ad una descrizione catalografica uniforme dei manoscritti musicali” ( Roma 1984) .

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